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al testo di Gil
Sortilegio d’inganni
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Ho predato i tuoi seni - un rapace sono stato - e dietro la maschera dell'innocenza rapivo ogni altro destino, una teoria di possibilità. Eri
nella tenerezza degli abbracci la mia dolce reclusione e ignaro graffiavo lo strazio alle carni macerate in un aggettivo scambiato per nome: madre, il dilemma di una donna, la scelta
che lasciava morire i sogni, un'ara al senso del sacrificio, al dovere di non essere altro se non perdita di sé. Ora
solo se attraversiamo il mistero si rischiara l'oscurità d'un cuore inquieto con lontani chiarori di pace per un intuito o solo sperato riscatto e ancora temuto come un sortilegio d'inganni.
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